La Repubblica di Weimar by Walter Laqueur

La Repubblica di Weimar by Walter Laqueur

autore:Walter Laqueur [Laqueur, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Europe, General, Modern, 20th Century
ISBN: 2570161830986
editore: Rizzoli
pubblicato: 1977-12-01T23:00:00+00:00


5.

ASCESA E DECLINO DELLA SECONDA AVANGUARDIA: IL MODERNISMO E LE ARTI.

La musica nel periodo repubblicano.

Nelle sue memorie Bruno Walter parla della sensibilità artistica, dell’interesse appassionato e senza riscontro che furono tipici della vita musicale durante l’era weimariana. La Germania era la patria dei grandi direttori d’orchestra, delle migliori orchestre e dei solisti famosi; nei suoi conservatori impartivano lo insegnamento musicale più avanzato e il pubblico possedeva un livello generale di preparazione come pochi altri. I musicofili stranieri si trovavano nell’imbarazzo della scelta. Nel 1929, tanto per citare un esempio, a Berlino tennero un festival musicale, le “Festwochen”. Durante le serate di gala furono eseguiti i “Meistersinger” nello Staatsopernhaus sotto la direzione di Kleiber, l’“Oro del Reno” e la “Valchiria” con Leo Blech, la “Salomè” e il “Cavaliere della Rosa” diretti dall’autore, Richard Strauss, il “Don Pasquale” con Kleiber, “Das Lied von der Erde” con Bruno Walter, “Il matrimonio di Figaro” con Furtwängler, l’“Andrea Chénier” con George Szell, “Il vascello fantasma” e il “Neues vom Tage” di Hindemith, dirette entrambe da Klemperer, il “Rigoletto”, la “Lucia di Lammermoor”, la “Manon Lescaut” e l’“Aida”, tutte sotto la direzione di Toscanini. Durante le stesse “Festwochen” furono eseguiti anche concerti sinfonici diretti da Stravinsky e da Toscanini, nonché la “Messa in si minore” di Bach, sotto la direzione di Georg Schumann. una sera cantò Beniamino Gigli, altre volte Pablo Casals eseguì trii insieme con Cortot e Thibaud.

Ma non era soltanto Berlino il grande centro musicale di quegli anni. L’“Arabella” e l’“Elena egizia” di Strauss, ad esempio, furono rappresentate la prima volta a Dresda. C’era una disponibilità a sperimentare le innovazioni in campo musicale perfino da parte di direttori d’orchestra che non si potevano certamente definire antesignani del modernismo. Nel teatro dell’opera Kroll, Furtwängler e Klemperer diressero sia composizioni di Hindemith sia l’“Edipo re” di Stravinsky e opere di Milhaud e di Schönberg, sebbene il pubblico mostrasse di preferire la “Tosca” e la “Butterfly”. Bruno Walter, che non era un innovatore rivoluzionario, diresse l’esecuzione inaugurale della “Prima Sinfonia” di Shostakovitch. Kleiber, un altro non modernista, dedicò tutte le sue energie alla prima del “Wozzeck” di Alban Berg e Furtwängler non si peritò di dirigere le “Variazioni per orchestra op. 31” di Schönberg, nonostante lo scandalo che avevano provocato durante le prove generali. Il carattere cosmopolita di Berlino come capitale mondiale della musica fu confermato dall’invito rivolto nel 1926 all’austriaco Schönberg perché succedesse, come professore di composizione al conservatorio presso l’Accademia di belle arti, all’italiano Ferruccio Busoni.

Nella battaglia tra la vecchia e la nuova musica non fu la Germania il teatro di guerra principale. In campo musicale, come negli altri campi artistici, la rottura decisiva con la tradizione si era avuta in anni parecchio lontani dallo scoppio della prima guerra mondiale e non a Berlino, bensì a Vienna e a Parigi. La terra natale di Bach, di Beethoven, di Brahms e di Wagner dava già segni di esaurimento dell’ispirazione quando il secolo non si avvicinava ancora alla svolta, fenomeno non insolito nella storia di tutti i paesi, perfino di quelli che vantano un’altissima cultura musicale.



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